La solidarietà arriva anche dal mondo del calcio. L’Inter ha infatti donato la cifra di 100mila euro all’Ospedale Sacco di Milano, in particolare al Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche “L. Sacco”, diretto dal professore Massimo Galli. La struttura sanitaria è stata una delle prime a essersi impegnata nella ricerca sul virus.
L’annuncio è arrivato innanzitutto dal presidente della società neroazzurra, Steven Zhang. Durante un’intervista, ha dichiarato: “L’Inter ha un legame indissolubile con la città di Milano. È orgogliosa della dedizione con cui tutto il personale dell’Ospedale Sacco sta facendo fronte all’eccezionalità della situazione“. La squadra e il team ha, in effetti, seguito l’evoluzione della vicenda, sia in qualità di club sportivo sia che di azionista. Non sono mai mancati i riferimenti alla necessità di preservare e tutelare la sicurezza e la salute pubblica. “È per questo motivo che FC Internazionale Milano sente il dovere di sostenere l’Ospedale Sacco“, ha concluso Zhang.
Nelle ultime ore, invece, l’Inter ha diffuso un comunicato stampa, attraverso cui ha reso pubblica la donazione. Nella nota, si legge: “FC Internazionale Milano e Steven Zhang annunciano la donazione di 100.000 euro a favore del Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche “L. Sacco” di Milano, diretto dal Prof. Massimo Galli. La donazione, nelle intenzioni dell’Inter e del suo presidente è funzionale a sostenere le attività di ricerca, fiore all’occhiello del Dipartimento. struttura di eccellenza che si è distinta per aver identificato i primi tre genomi completi ottenuti dagli isolati italiani di SARS-CoV-2 circolanti in Lombardia“.
E ancora: “Il lavoro è stato svolto dal gruppo di Università Statale di Milano e Ospedale Sacco. Lo hanno coordinato i docenti del dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche dell’Università Statale Gianguglielmo Zehender, Claudia Balotta e Massimo Galli. È lo stesso team che ha portato a termine l’isolamento dei tre ceppi di COVID-19 attualmente circolanti nell’area di Codogno. L’analisi in corso di ulteriori genomi ha consentito di ottenere stime più precise sull’ingresso del virus nel nostro Paese e sulle possibili vie di diffusione“.