Quando il figlio muore, forse questi due genitori hanno sentito concluso il loro compito terreno e si lasciano andare anch’essi alla morte, gettando nello sgomento la piccola comunità di cui la famiglia faceva parte.
Succede a Nardò, in provincia di Lecce, e lo racconta un quotidiano locale a testimonianza di quanto la vicenda abbia sconvolto il paese. Il figlio muore dopo una lunga malattia, in cui i genitori erano stati dei veri eroi dell’accudimento. Entrambi ultrasettantenni, si erano occupati con grande amore di Angelo, il figlio cinquantenne colpito da un terribile male incurabile. Con forza e determinazione, i coniugi Giuffrida hanno sostenuto Angelo fino alla fine, accompagnandolo nel suo ultimo viaggio, quello in Chiesa, per l’ultimo saluto alla salma.
Poi, qualcosa si sarà rotto, tutto sarà precipitato irreversibilmente. Il primo a seguire il figlio è stato Paolo Antonio, il padre. Un uomo forte, dicono, in salute nonostante l’età. La raccomandazione del figlio “Non piangete, sarò l’angelo invisibile della famiglia”, impressa sul suo manifesto funebre, non è servita all’uomo, che ha lasciato la vita qualche giorno dopo il funerale di Angelo. Il dispiacere, dice chi lo conosceva: il dispiacere forte per la perdita di quel figlio che aveva tanto amato e accudito fino alla fine.
Immacolata, la mamma di Angelo, chiude il cerchio di queste dipartite: muore all’indomani dei funerali del marito. Cagionevole di salute e provata dall’assistenza al figlio malato, non sembrava comunque in stato tale da morire così repentinamente. Anche per lei, come per il marito, il forte dolore avrà dato il colpo di grazia. Tanto più che a mancarle, in un colpo solo, adesso erano il figlio e lo sposo.
Possano tutti e tre riposare in pace.