Le discriminazioni sono sempre intollerabili. Questo perché un individuo deve essere giudicato idoneo per un lavoro in base alle sue capacità e non basandosi sulla nazionalità, sulle preferenze sessuali o sul colore della pelle. Eppure, in un istituto di Roma, una docente sarebbe stata licenziata per uno di questi motivi.
Giovanna Cristina Vivinetto è un’insegnante transessuale che è stata licenziata dopo appena due settimane di servizio proprio per questo motivo. Sui social spiega: «Ieri la scuola paritaria che mi ha assunta mi ha licenziata in tronco, con motivazioni confuse, nebulose e, in sostanza, poco credibili. L’antefatto: prima di essere assunta, c’era stato un serrato confronto tra la preside (che non mi voleva e che mi ha licenziata) e la proprietaria della scuola (che invece puntava sulla mia assunzione e fino a ieri è stata indecisa se tenermi ancora)».
Nel corso di una giornata in cui l’insegnante era assente, gli alunni si sarebbero lamentati della professoressa con la preside. I motivi del licenziamento sarebbero da ricercare nella poca convinzione nell’insegnamento, nella mancanza di autorità, nell’insicurezza ed altre motivazioni simili. Vivinetto però sa che tutto ciò ha poca attinenza con la realtà, difatti parla di un ottimo rapporto con i propri studenti.
L’insegnante sostiene che i motivi siano ben altri e che la dirigente scolastica non abbia avuto il coraggio di ammetterlo. Vivinetto dichiara: «Probabilmente c’entra il fatto che io sia una donna transessuale, e questo sarebbe già molto più triste e ingiusto. E non voglio pensarci».
La docente però non accetta il licenziamento e non si dà per vinta: «Non intendo rinunciare al mio sogno: qualche giorno fa ho mandato alla scuola Kennedy una raccomandata in cui contesto le ragioni del mio licenziamento, che ritengo assolutamente improprio ed illegale. È il primo passo per fare causa alla scuola».