A. L., imprenditore agricolo di Nardò (Lecce) è stato arrestato con l’accusa di sfruttamento di manodopera ed è ora ai domiciliari.
I suoi dipendenti erano costretti a lavorare in condizioni disumane guadagnando 1,40 euro per ogni quintale di angurie raccolte e occupando per dormire una baracca in rovina.
Le indagini dei carabinieri hanno fatto emergere una realtà fatta di soprusi e carenze contro i lavoratori. Uno di essi si è anche procurato uno strappo muscolare alla schiena. L’attività lavorativa dei cinque tunisini è andata avanti dal 17 giugno al 2 luglio, senza rispettare gli orari di pausa previsti.
Il sindaco di Nardò, Pippi Mellone, ha dichiarato: “I tempi di Anguria City sono finiti, al di là di quello che dice e scrive qualcuno. Da sindaco, su questo fronte, mi sono assunto tutte le responsabilità del caso e posso dire a testa alta di aver fatto tutto quello che era nelle prerogative mie e della mia amministrazione per migliorare le condizioni dei braccianti italiani e stranieri, per rendere dignitosa l’accoglienza dei lavoratori, per porre in essere condizioni favorevoli a un rapporto normale tra datori e lavoratori, per tutelare le tante aziende agricole che operano rispettando le regole. Per quanto ci riguarda, nella nostra Nardò la barbarie non passerà mai”.