Ultimamente sta facendo molto discutere un’importante novità che coinvolgerà a breve le nostre Forze dell’Ordine. Sto parlando del Taser, la nuova arma già utilizzata in alcune città italiane (come prova) ma che già ha avuto un largo utilizzo in altri paesi europei ed in America.
Quest’arma è in realtà una pistola che ha lo scopo di immobilizzare i malintenzionati utilizzando delle scariche elettriche. Il Taser interagisce con il sistema nervoso della vittima, provocandone una paralisi muscolare temporanea. Ovviamente quest’arma verrà utilizzata solo in quei casi strettamente necessari.
L’utilizzo, di per sé, non è particolarmente complicato: premendo il grilletto vengono espulsi due dardi che, con due cavi metallici, formano un circuito elettrico che si chiude con il corpo della vittima una volta eseguito l’impatto. In seguito parte la scarica in grado di immobilizzare l’individuo.
Tra le raccomandazioni, viene data molta importanza alle zone di mira: gambe e basso torace sono preferibili, da evitare zone come testa, occhi e gola. Inoltre gli agenti dovranno valutare se la vittima possa rischiare di cadere in acqua o su oggetti che possano metterlo in pericolo.
Controversi sono i dati in merito. Secondo uno studio commissionato da Axon (importante produttore di Taser) il 99.75% dei casi ha rivelato che l’arma in questione fosse innocua e provocasse solo alcune escoriazioni. Di diverso avviso invece Amnesty international che sottolinea come, dal 2001, ci siano stati diversi decessi a causa del Taser.
Solo il tempo saprà indicarci se la scelta di introdurre quest’arma in Italia sia vantaggiosa oppure possa causare delle vittime. Resta comunque il fatto che la vicenda ha inevitabilmente generato due schiere contrapposte.