Stai lì a difendere a spada tratta il mestiere dell’insegnante, a proteggere caparbiamente la tua “categoria”, ad alimentare la fiamma del senso di appartenenza e dello spirito di corpo, ad ergerti (arbitrariamente) a difensore degli operatori della scuola pubblica, a sostenere e ribadire la qualità dell’insegnamento e della maggioranza dei docenti, ci metti la faccia, l’anima, la testa, le energie…
e poi?
Poi leggi ovunque, sui social o nei blog, di insegnanti (?) che si insultano tra loro, si offendono pesantemente, si rinfacciano titoli e abilitazioni, si infamano a vicenda, si schierano con questo o quel gruppo aggredendo gli altri e cercando favori fra politici improbabili, in una bieca e umiliante guerra tra poveri che ottiene, come unico risultato, quello di screditare una categoria già duramente provata da 20 anni di macchina del fango mediatica.
E, come se non bastasse, tra gli insulti e le offese, è tutto un fiorire di errori sintattici e ortografici, giusto per offrire ulteriormente il fianco alle critiche di chi insegnante non è, ma in italiano scrive meglio di un insegnante.
Colleghi che non sanno la differenza tra DDL e DL (e neanche se la guardano su Internet), che scrivono “apposto” (e non nel senso di “apporre”), “avvolte” (e non nel senso di avvolgere); che manifestano, invece che per la scuola pubblica, contro la nuova “materia” d’insegnamento Gender (A0666?) che farebbe diventare i loro figli tutti “deviati”; che non conoscono l’iter di approvazione di una legge né il sistema di voto (nell’era di Internet).
Colleghi che supinamente su FB e Whatsapp rimandano all’infinito “catene di S. Antonio” inutili e vistosamente errate, senza saper distinguere tra una boiata e una notizia, in modo così apaticamente meccanico che a volte rimandano come nuovi, messaggi di mesi prima, senza neanche riconoscerli.
Colleghi che incitano alla lotta in prima linea, alla rivoluzione e alla violenza, salvo poi restare sempre a casa a fare i leoni da tastiera.
Per questo chiedo ai tanti colleghi degni di questi nome, di fare da “insegnanti di sostegno” alla causa, affinché non aumentino ulteriormente le fila dei nostri detrattori, evitando di rispondere a chi fa polemica sgrammaticata, isolando chi incita alla violenza senza neanche esporsi, e chiedendo di bloccare le infinite “catene” pretestuose.
Il video della professoressa Sandra Zingaretti a Porta a Porta: