Ricercatori dell’Università Politecnica delle Marche, assieme all’ Università del Wisconsin, sono giunti alla conclusione che dormire poco fa scattare un meccanismo con cui il cervello si “autoconsuma”.
Si crea infatti una iperattività delle cellule che di solito nelle ore notturne ripuliscono la sostanza grigia da detriti, sostanze velenose, e sinapsi inefficienti. Se non si dorme abbastanza, quindi, si rischia un crescita esponenziale dei processi neurodegenerativi creati dalle demenze come il morbo di Alzheimer, le cui vittime sono aumentate del 50% negli ultimi vent’anni.
Ecco come il nostro cervello viene ripulito durante il sonno. Vengono coinvolti due tipi di cellule: gli astrociti, che hanno la funzione di rimodulare le connessioni sinaptiche inutili e le cellule di microglia che “ingeriscono” i detriti finiti sul tessuto. La conclusione a cui la squadra di ricercatori italiani è giunta, si deve a precedenti osservazioni che hanno dimostrato che il gene Mertk e il suo ligando Gas6, collegati alla fagocitosi degli astrociti, si sovraregolavano in mancanza di sonno.
Per dimostrare quanto la carenza di sonno sia dannosa per le sinapsi, i ricercatori hanno studiato il cervello di quattro gruppi di topi, dal primo ben riposato all’ultimo privato del sonno per cinque giorni di seguito. Si è così osservato che gli astrociti dei topi meno riposati eliminavano più del doppio delle sinapsi di quelli riposati.
Dal momento che si tratta di connessioni consumate, ciò avrebbe potuto essere una cosa positiva. E’ però emerso che le cellule gliali erano iperattive e ciò è collegato a malattie patologie neurodegenerative, tra cui appunto l’Alzheimer.
Bisognerà studiare ulteriormente per scoprire cosa accade nel nostro cervello, ma questa ricerca ci fa comunque capire quanto possa essere pericoloso dormire poco.