Ogni giorno vengono diffusi in rete nuovi metodi alternativi per affrontare la lezione scolastica in classe. Alcuni sono più fantasiosi che utili, altri invece sembrano davvero efficaci. Sulla linea dei nuovi metodi di insegnamento scoppia una polemica nata a Verbania, in Piemonte.
Una docente era intenzionata a sperimentare il metodo dell’osservazione diretta. Ha deciso dunque di portare un pesce in classe e di sezionarlo di fronte ai propri alunni. A fermare l’insegnante però ci ha pensato la LAV, Lega Anti Vivisezione che si è occupata di informare la scuola.
Nella Norma Nota sull’impiego di animali nelle scuole primarie e secondarie-divieto uso di animali e obbligo di utilizzo metodi alternativi si chiarisce che: “la tutela giuridica degli animali è disciplinata dalla legge 189 del 2004 che sanziona le uccisioni non necessitate all’articolo 544 bis c.p. per cui l’animale è un bene penalmente rilevante da tutelare”.
Art. 544-bis. – (Uccisione di animali). – Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi.
Il ministero dunque è intervenuto al riguardo: «Il principio secondo il quale l’impiego degli animali va evitato quando esistano metodi alternativi e che, in ambito didattico, è molto vasta e variegata la disponibilità sul mercato, di supporti didattici alternativi utilizzabili per lo studio dell’anatomia, la fisiologia, la biochimica e discipline affini, riconosciuti come metodi scientificamente e pedagogicamente più validi dell’uso degli animali stessi».
Data dunque la situazione, il dirigente scolastico non ha potuto fare altro che vietare la sperimentazione proposta dalla docente.