Lo storico Eric Hobsbawm affermava: “La maggior parte dei giovani, alla fine del secolo, è cresciuta in una sorta di presente permanente, nel quale manca ogni tipo di rapporto organico con il passato storico del tempo in cui essi vivono. (…) Il lavoro degli storici, il cui compito è ricordare ciò che altri dimenticano, è ancora più essenziale ora di quanto mai lo sia stato nei secoli scorsi”.
Una frase significativa in riferimento alla decisione della commissione presieduta da Luca Serianni di eliminare il tema storico dalle tracce della maturità. In realtà è da molto tempo, ormai, che assistiamo al declino delle discipline storiche e artistiche nella nostra scuola.
Da oltre vent’anni le ore dedicate a queste discipline si sono ridotte, insieme alle competenze e allo spirito critico e artistico degli studenti. E purtroppo, una generazione che non conosce le proprie radici storiche e artistiche, è senza futuro, condannata a ricominciare da zero, a rifondare la propria società da capo. Lo scontro tra tecnici ed umanisti è sempre esistito, ma con l’avvento dell’informatica ha raggiunto una dimensione preoccupante.
Il problema è che la mole di informazioni che vorremmo trasmettere nella nostra scuola è troppo ampia. In passato, sia la storia che la lingua italiana, materie entrambi fondamentali, potevano avere uno spazio adeguato all’interno della didattica. Oggi, vanno integrate con le lingue straniere e con l’informatica, poiché sarebbe anacronistico rifiutare del tutto il pc e l’inglese.
Il problema è riuscire a far convivere una simile massa di conoscenza in 40 ore settimanali. Finora, le politiche scolastiche che si sono susseguite negli anni, hanno deciso di tagliare i saperi umanistici in favore di quelli tecnici, più fruibili nel mondo del lavoro. Purtroppo la scelta si sta dimostrando deleteria, e sta conducendo verso una dimensione culturale sterile e atrofica. L’unica soluzione per venirne fuori potrebbe essere quella di considerare gli strumenti tecnici, come il computer, non più come ambiti disciplinari, ma come strumenti quali sono, usandoli per potenziare la cultura, non per sostituirla.
Si potrebbe, ad esempio, insegnare la storia utilizzando i supporti informatici, ad esempio costruendo una linea del tempo con un foglio di calcolo o con un software di elaborazione grafica. Oppure, si potrebbero imparare le basi dei linguaggi di markup realizzando presentazioni di storia dell’arte o dei linguaggi di programmazione realizzando un’opera d’arte interattiva. E gli esempi potrebbero continuare.
Occorrono però dei docenti competenti e colti, anche in ambito tecnologico. Ci auguriamo che qualcuno raccolga la sfida.