La dispersione scolastica è un problema concreto. Molti sono gli studenti che, scoraggiati nei primi anni della scuola superiore, decidono di abbandonare gli studi. Come si può evitare tutto ciò? La controversa soluzione viene fornita dalla dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo Visconti di Roma.
La dirigente infatti ha diramato una circolare: «In prossimità della chiusura del primo quadrimestre, si ricorda a tutti gli insegnanti della scuola secondaria che è stato unanimemente condiviso un criterio di valutazione in base al quale non si può attribuire il voto corrispondente a 4/10 (o inferiore a questo) agli alunni delle classi prime. Le valutazioni insufficienti a chiusura del primo quadrimestre, per gli alunni delle classi prime, corrispondono unicamente al voto 5/10». L’idea sarebbe da ricondurre al fatto che molti studenti abbandonino gli studi proprio a causa di alcuni brutti voti in pagella.
Il “5 politico” però non convince molto gli studenti. Molti infatti non ritengono che la valutazione sia giusta, in particolare per tutti quegli studenti che provano a colmare le proprie lacune. Altri genitori invece stanno con la preside: «La scuola non dev’essere lacrime e sangue» e ancora: «Ho massima stima per la Preside. Ha tutta l’esperienza per poter esprimere un’opinione con giudizio e sensatezza».
Sulla questione è intervenuto Guido Benvenuto, docente di Docimologia, pedagogia sociale e metodologia della ricerca pedagogica all’Università di Roma “La Sapienza”, che è intervenuto nella trasmissione radiofonica Fahrenheit di RaiRadioTre.
«I voti troppo bassi sono punitivi. La Dirigente intende non disorientare gli alunni, aiutarli ad andare avanti. È infatti statisticamente provato che la dispersione scolastica aumenta nei primi anni di ogni ciclo. All’inizio di ogni corso bisogna evitare di ricordare ai ragazzi le lacune del corso precedente e avvantaggiarli. Peraltro la Dirigente ha proposto, non normato».