Quando si parla di cibo per bambini, esiste un errore piuttosto comune: quello di abbondare con quelli più graditi. Questo è un errore in cui si incorre spesso in casa ma anche a scuola. Sembra infatti che anche negli istituti scolastici ci sia uno sbilanciamento alimentare che cambia di regione in regione.
Una ricerca pubblicata su Eating and Weight Disorders mette in evidenza come le porzioni dei menù scolastici siano particolarmente differenti di regione in regione. Ci sono inoltre parecchie differenze anche per quanto riguarda le porzioni standard indicate per i bambini compresi nella fascia d’età analizzata dallo studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università di Milano.
Una porzione di pane, ad esempio, è di 40 grammi in regioni come la Toscana o le Marche, ma può arrivare a 100 grammi in Sicilia. Inoltre è stato sottolineato come siano favoriti alcuni alimenti piuttosto che altri.
Pasta, pane e carne sono tendenzialmente più abbondanti rispetto al pesce o alle verdure. Vera Ventura, del dipartimento di Scienze e politiche ambientali dell’Università di Milano, coautore dello studio, fornisce qualche spiegazione: «Questo lavoro i inserisce in un più ampio progetto sulla sostenibilità globale della ristorazione scolastica. Per cercare di andare alla fonte dei problemi che, a valle, hanno a che fare con il sovrappeso e lo spreco alimentare nelle mense scolastiche, abbiamo analizzato le porzioni contenute nei capitolati d’appalto. Porzioni troppo grandi, se effettivamente consumate, possono aumentare il rischio di sovrappeso; se invece restano nel piatto diventano spreco. È quindi evidente la necessità che vengano disposte direttive più chiare e univoche sulle porzioni da adottare nella ristorazione scolastica che comunque, va detto, offre pasti spesso ben più equilibrati di quelli domestici».
A fornire ulteriori spiegazioni ci pensa Claudia Balzaretti, ricercatore al dipartimento di Scienze veterinarie per la saluta e la sicurezza alimentare: «Non bisogna dimenticare che il pasto è un’occasione di educazione al consumo. Proporre sempre e solo certi cibi, per venire incontro a quelli che pensiamo essere i gusti dei bambini, non li abitua alla varietà e aumenta il rischio di squilibri nutrizionali. I primi a doverne essere consapevoli sono i genitori, i quali, prima ancora della scuola, hanno il compito di abituare i figli, a un’alimentazione sana. Anche attraverso l’esempio e stimolando la curiosità verso gusti nuovi».