Il 26 dicembre 1965 fu un giorno che sconvolse la società di allora, rivoluzionò il codice penale e cambiò radicalmente la mentalità del nostro paese. Tutto ciò grazie alla forza e al coraggio di una ragazza siciliana di 17 anni, Franca Viola, di Alcamo, in provincia di Trapani.
Quel giorno di 53 anni fa, Franca venne rapita insieme al fratellino di 8 anni, segregata e violentata ripetutamente per otto giorni da un giovane del posto, Filippo Melodia. Il 31 dicembre i parenti di Melodia contattarono il padre di Franca per costringerlo ad accettare le nozze riparatrici tra i due ragazzi, la cosiddetta “paciata”, che all’epoca era molto frequente. I genitori della ragazza finsero di accettare, ma il 2 gennaio 1966 fecero intervenire la polizia che liberò Franca ed arrestarono Melodia e i suoi complici.
La morale del tempo voleva che una ragazza non più vergine a causa di una violenza sposasse il suo aguzzino per salvare il suo onore e quello della sua famiglia. L’articolo 544 del codice penale, infatti, recitava: “Per i delitti preveduti dal capo primo e dall’articolo 530, il matrimonio, che l’autore del reato contragga con la persona offesa, estingue il reato, anche riguardo a coloro che sono concorsi nel reato medesimo; e, se vi è stata condanna, ne cessano l’esecuzione e gli effetti penali“.
In poche parole la legge dell’epoca permetteva di estinguere il reato di sequestro di persona e di violenza carnale verso una donna semplicemente sposandola. Il termine “matrimonio riparatore” deriva infatti da qui, poiché con il matrimonio la fedina penale del colpevole tornava ad essere pulita. A quei tempi lo stupro era considerato reato contro la morale e non contro la persona, e le pene erano quindi molto più lievi di oggi. La storia di Franca Viola, indignando molte persone, portò ad un radicale cambiamento.
Melodia subì un processo e fu condannato a 11 anni di carcere, ai giudici non convinse la sua versione secondo cui Franca era d’accordo nell’organizzazione della “fuitina” allo scopo di convincere i genitori a dare loro il permesso di sposarsi. Le femministe e la società civile presero spunto dalla vicenda di Franca Viola per organizzare manifestazioni a favore dell’abolizione dell’articolo 544 del codice penale, che permetteva agli stupratori di non subire condanne per il loro reato.
Dopo anni di dibattiti, l’articolo venne abrogato il 5 agosto 1981. Solo nel 1996 lo stupro venne riconosciuto in Italia come reato contro la persona e non più contro la morale pubblica, e le pene vennero conseguentemente aumentate. Tutto questo grazie alla giovane Franca Viola, che è diventata il simbolo dell’emancipazione femminile in Italia.