Anche se non dovrebbe accadere, viene attribuita differente importanza alle materie scolastiche. Questo non è un argomento valido solo per gli studenti, ma anche per i docenti. Sembrano infatti esistere materie di serie A e materie di serie B. Per le prime è necessario essere ben qualificato, per le altre, basta esser laureato.
La materia in questione, la cenerentola scolastica, è la Geografia. Spesso questo studio non è affidato a docenti specializzati (che non riescono dunque a ritagliarsi uno spazio adeguato nel sistema scolastico), ma viene affidato a docenti che hanno intrapreso studi ben lontani da quelli geografici.
Questa faccenda non è passata inosservata: ad esempio il Tar Lazio, dopo alcune sollecitazione da parte di Sos Geografia, ha stabilito che negli Istituti Tecnici e Professionali questa disciplina vada insegnata solo da docenti abilitati in tale materia. Quindi gli insegnanti abilitati in Lettere o in Scienze non si occuperanno più di geografia in quegli istituti.
Il Ministro Marco Bussetti ha risposto ad alcune domande durante l’iniziativa “Ragazzi al centro”. Tra gli argomenti trattati, si parlava anche di geografia. In merito a ciò il Ministro ha dichiarato: “Guardando i risultati dei test Invalsi di questo anno, mi sono reso conto che tra le materie manca la geografia: va reintrodotta e potenziata soprattutto in questo momento storico”.
Bussetti quindi non è intenzionato a prendere sottogamba il problema. La faccenda comunque è particolarmente grave: basti pensare che spesso le ore di studio di geografia a scuola sono appena 33 l’anno, ovvero 1 sola ora a settimana. Che sia la volta buona che questa disciplina ritrovi dignità?
È ottimista, però, Cesare Emanuel, rettore dell’università del Piemonte Orientale che ha di recente ospitato il convegno nazionale per gli insegnanti della materia: “Lo studio della geografia è in rimonta nei giovani. Perché la geografia ha teoria, metodi, un’osservazione spaziale che consente di mettere in luce problematiche, che altri ambiti scientifici non hanno”
Certo, serve una didattica nuova, rinnovare la scatola degli attrezzi da cui partire per educare al mondo, “appassionare gli studenti” con escursioni, studi sul campo. E allora il problema non è più di tempo, ma di qualità.