Migliaia le bambine che subiscono l’infibulazione per cultura
Una pratica condannata come tortura dall’Europa che non diminuisce le sue vittime. Bambine costrette a subire il “taglio” dei genitali, infibulazione, per una cultura barbara che miete decine di vittime.
Molte le piccole che non sopravvivono a questa pratica. Le donne che sono sopravvissute hanno ammesso di aver avuto una vita di dolore e tanti problemi motori, oltre che a infezioni di grave entità.
Una crudeltà sulle bambine
Le bambine che subiscono questa operazione, in luoghi sporchi e covi batterici, si ritrovano a subire un trauma fisico e psicologico disastroso. Un danno che segna la fine dell’infanzia con il momento di divenire donne.
La pratica dell’infibulazione avviene su bambine molto piccole anche di 5 anni. Una violazione dei diritti umani, condannata dall’unione europea. La pratica, tipicamente africana, avviene tra popolazioni molto arretrate culturalmente. Purtroppo si stima che si esegue anche nei paesi occidentali, dove sono emigrate molte famiglie africane che non hanno abbandonata questa pratica barbara.
In cosa consiste la mutilazione
Le bambine, giovanissime, sono sottoposte a un taglio totale o parziale degli organi genitali. In seguito si cuciono le ferite che mettono molto tempo a guarire. Tante sono le vittime morte per dissanguamento. Una volta che la ferita è cicatrizzata il dramma non termina.
Le testimonianze di donne che hanno subito questo trattamento hanno dichiarato che si hanno effetti per tutta la vita. Nascono problemi per i rapporti sessuali, non si prova piacere sessuale, il parto deve avvenire con una seconda operazione e anche nel camminare si hanno problemi.
In passato questo “taglio” veniva eseguito senza anestesia e in una “festa” che impegnava le donne più anziane delle tribù o dei villaggi. Una campagna di sensibilizzazione ha diminuito notevolmente questa pratica, ma non esita del tutto. Questa pratica viene eseguita nei mesi estivi che in Africa viene chiamata “stagione del taglio”.