Sono italiani i primi ricercatori a fare una scoperta sensazionale nel mondo medico
I sintomi dell’autismo spesso sono nascosti da varie teorie che implicano il cervello alla psiche. Questo era quello che si sospettava fino a qualche giorno fa, ma una scoperta innovativa fatta da ricercatori italiani rivoluziona questa teoria.
Ricercatori italiani, che hanno concentrato un progetto per scoprire la causa dell’autismo, hanno eseguito una serie di studi arrivando ad una conclusione nuova ed innovativa. I motivi di questa sindrome è uno “divisione” tra corteccia prefrontale e aree del cervello.
Sintomi e sindrome
A quanto pare la sindrome dell’autismo non permette una comunicazione corretta dell’individuo con il mondo esterno. La sua condizione è quella di avere problemi di apprendimento, rallentamenti fisici, una realtà alterata e ripetizioni monotone dei movimenti.
Una squadra di ricercatori italiani ha scoperto che si tratta di problemi molecolari intrinseco nel DNA che provocano una divisione tra due aree ben distinte. Il cervello viene separato da alcune aree. Il problema di questa genetica offre una diminuzione di comunicazione e apprendimento e quindi si ha la sindrome di autismo.
Possibili nuove ricerche
In seguito a questa scoperta ora si sta sviluppando un nuovo progetto per ricercare una “soluzione” di ricollegare queste aree. Uno studio che verrà proposto a breve, vale a dire quando i risultati presentati saranno accettati dalla commissione medica nazionale.
Trattandosi di un disturbo cerebrale i prossimi studi si dovranno concentrare sul tema molecolare e intervento diretto al cervello. Punti molto delicati a cui occorrono nuovi studi e un’indagine mirata alle conseguenze che ne derivano.
L’isolamento prefrontale che si divide dal resto del cervello potrebbe aiutare i ricercatori a trovare soluzioni per non far sviluppare e curare questa sindrome, ma trattandosi di corpo umano le ricerche saranno sviluppate su genetica e interventi in soggetti adulti. Tutto per non ledere la sensibilità di bambini e genitori.
Ovviamente lo sviluppo di una tale scoperta interessa le maggiori Università americane che hanno richiesto la documentazione all’Università di Torino che ha eseguito lo studio.