Oggi non parliamo certo di un intellettuale da salotto. Tutt’altro. Reuven Feuerstein è nato in Romania negli anni venti, e nella sua vita ha conosciuto le leggi razziali e la deportazione. Infine ha affrontato il viaggio verso Israele e lì ha cominciato a lavorare con bambini e ragazzi che avevano dovuto già fare i conti con gli orrori della guerra e della Shoa.
Così Feuerstein cominciò a diffondere alcune teorie, alle quali però la comunità scientifica non diede alcun credito. Ma le neuroscienze moderne hanno invece dimostrato che tali teorie erano veritiere.
E così oggi Feuerstein è in tutto il mondo conosciuto per il suo metodo e per la sua teoria della modificabilità cognitiva strutturale. I suoi studi infatti vogliono affermare la certezza che tutti, ma proprio tutti, possiamo diventare intelligenti.
Un tempo il funzionamento cognitivo era considerato come un limite, ma ad oggi possiamo essere pressoché certi che la sua teoria della modificabilità sia giusta. Per cui ne vien fuori che un individuo può avere difficoltà a cambiare, ma se riusciamo a trovare un modo per comunicare con lui, per raggiungerlo, possiamo incoraggiarlo a cambiare, a modificarsi. E così quell’individuo potrà essere migliore, per così dire potrà “funzionare meglio“.
E allora la lezione di Feuerstein vale per ognuno di noi, poiché ognuno di noi può scegliere di restare nascosto dietro i propri limiti e le proprie barriere oppure di diventare agenti del cambiamento.
Feuerstein stesso infatti sosteneva: “Se riesci ad offrire una certa tipologia di stimoli in condizioni ben determinate, questi sono in grado di modificare il cervello. La modificabilità cognitiva strutturale è capace di andare oltre le comuni barriere al cambiamento, come i periodi critici dello sviluppo e le condizioni di disagio. Non ci sono barriere insormontabili, proprio per via della stretta connessione tra plasticità neurale e interventi di modificabilità cognitiva“.