Una storia a lieto fine quella di Moussa Noé Ndoye di 29 anni del Senegal, assunto dal titolare della “Bottega di Pasticceria” sul Lungarno Ferrucci a Firenze, dopo che due anni ogni giorno rimaneva all’ingresso del negozio per chiedere l’elemosina.
Insieme a tanti connazionali, è arrivato in Italia tre anni fa per avere un’opportunità di lavoro. Oggi vive insieme con altri senegalesi, in una piccola stanza a 150 euro mensili di affitto più le bollette. Ogni mattina alle 06.43 lo attende il treno da Pontedera che lo porta a Firenze, dove stende il suo lenzuolo bianco e vi pone sopra la merce che cerca di vendere per guadagnare la giornata: accendini, braccialetti, calzini, fazzoletti .
“Compravo tutto nei negozi cinesi in via Nazionale” racconta al Corriere Fiorentino. “Non avevo i soldi per pagarmi il treno, così facevo il viaggio senza biglietto”. Sapeva di rischiare ogni volta di essere fermato. “Ma non avevo soldi, il viaggio di andata e ritorno costava 18 euro, il doppio di quanto guadagnavo in una giornata”. Se il controllore non passava, okay, altrimenti erano guai. “Per fortuna non ci faceva la multa, però ci faceva scendere alla prima stazione”. A volte San Miniato, o Empoli, Lastra a Signa. “Aspettavo il treno successivo e ripartivo”. Sempre senza biglietto.
Prima di arrivare a vendere davanti alla Bottega di Pasticceria, Moussa per tre mesi si metteva davanti al “Bar Pappagallo”; poi nel gennaio 2016 il nuovo locale aperto sul Lungarno Ferrucci ha attirato la sua attenzione e non si più mosso da lì, come dichiarato da Federica Giuliano dipendente della Bottega al quotidiano La Nazione: per lui era “la più bella pasticceria che avesse mai visto“.
Si è conquistato la simpatia del titolare e di tutti i dipendenti. Si è sempre comportato in maniera educata aiutando in ogni occasione i clienti, persino quando lasciavano la macchina in doppia fila si improvvisava parcheggiatore; aiutava le signore anziane ad entrare nella pasticceria o a tenere pulito da cartacce od altro che gettavano davanti all’ingresso.
Insomma Moussa si è fatto voler bene dal personale e dai clienti.
Come dichiarato con orgoglio da Simone Bartolini, chef stellato titolare del locale, dopo aver avuto i documenti in regola per l’assunzione, (non facile) “oggi Noè è ufficialmente un nostro collaboratore. Dopo 3 anni di accendini e calzini sul nostro ingresso si è meritato un posto al coperto. Benvenuto“.