Il cane è il miglior amico dell’uomo. Non certo può dirsi anche il contrario, come dimostra la storia di questo signore che prima ha lanciato il suo cane in strada dal finestrino della sua auto in corsa e, quando il cane ha trovato la forza di tornare a casa, ha deciso di rivolgersi ad un veterinario per farlo sopprimere.
Una vicenda tristissima che nelle scorse ore ha visto la condanna dell’anziano proprietario dell’animale ad un anno e due mesi di reclusione. Condanna inflitta dal giudice monocratico del tribunale di Rovigo per i reati di maltrattamenti e uccisione di animale. Condannato insieme a lui ad un pena di anno di reclusione anche il veterinario per il quale è sta disposta anche l’interdizione alla professione per un anno. Le pene per entrambi però sono sospese se verrà risarcito alle parti civili il danno quantificato in 3.500 euro.
La vicenda, che risale al 2015, riguarda il piccolo Rocki, un cane di tre anni d’età, che fu ucciso con un’iniezione intracardiaca di Tanax. Il padrone, dopo averlo tenuto per solo nove mesi, aveva deciso di liberarsene perché a detta sua non riusciva a gestirlo. Lo fece salire sulla sua auto e lo gettò dal finestrino in una zona isolata prima di allontanarsi per non essere visto. L’animale, benché ferito, riuscì a tornare verso il centro cittadino dove venne ritrovato, zoppicante e dolorante, da una donna che lo accompagnò al canile municipale rodigino. Grazie al chip venne riconsegnato al proprietario che parlò di una fuga volontaria del cane.
L’uomo però non aveva rinunciato ai suoi propositi: lamentando una presunta aggressività dell’animale, arrivò infine a convincere a praticare l’eutanasia al veterinario che si prestò alla soppressione senza visitare il cane. “La condanna è una decisione rilevante perché sancisce un principio importantissimo” ha dichiarato l’avvocato Ricci che rappresentava l’Ente nazionale protezione animali (Enpa), spiegando: “Un veterinario non può accettare passivamente le richieste di una persona ed uccidere un cane senza prima aver svolto tutti gli accertamenti di legge sullo stato di salute dell’animale, altrimenti non solo tradisce il suo lavoro ma commette un reato“.