Nel mondo esistono svariate culture, tutte differenti tra loro. Che sia nel cibo, nella religione o nel modo di vestire, ogni paese si differenzia dall’altro pur prendendo “ispirazione” da altre terre più o meno lontane. Ma cosa succede quando una cultura differente incontra la scuola?
La risposta la fornisce un gruppo di parlamentari leghisti che hanno fatto esplicita richiesta di impedire alle madri indossanti il niqab (ovvero il velo che copre l’intero corpo della donna, compreso il volto, lasciando scoperti solo gli occhi) di prendere i propri figli a scuola.
Secondo i parlamentari non si tratterebbe di una discriminazione, ma la vicenda riguarderebbe principalmente la sicurezza. Hanno fatto esplicita proposta anche al Ministro Bussetti, proponendo una circolare che “per motivi di sicurezza e tutela degli alunni, nonché per autotutela del personale scolastico, è obbligatorio rendersi identificabili non coprendosi il viso al momento del ritiro del minore al termine delle lezioni scolastiche”.
La proposta dei parlamentari quindi sarebbe in linea con il disegno di legge appena depositato: verranno previste delle multe per le donne che vestono il niqab mentre il carcere è previsto per coloro che le obbliga ad indossarlo. Anche in questo caso le motivazioni non sarebbero di carattere discriminatorio: il divieto è necessario perché sarebbe “inconciliabile” con i principi fondamentali della Costituzione, ed in particolare il rispetto della donna.
Le pene comunque risulterebbero piuttosto aspre: dai mille ai duemila euro di multa per le donne che indossano il velo in situazioni ritenute “di lieve entità” (quindi si escludono le manifestazioni in luogo pubblico). Più severa la pena per coloro che obbligano la donna ad indossare il niqab: da uno a due anni di reclusione più una multa che va dai 10mila ai 30mila euro. Inoltre, se la donna è minore, la pena verrà raddoppiata della metà.