L’abolizione del valore legale del titolo di studio è un argomento che, con intervalli di tempo più o meno lunghi, torna ad essere affrontato. Proprio in questo ultimo periodo l’argomento ritorna in auge, venendo proposta l’abolizione del valore legale del voto di laurea.
Non è la prima volta che la Lega si dica favorevole a questo tipo di intervento: il leader della ex Lega Nord Umberto Bossi infatti affermava con decisione che le lauree ed i diplomi conseguiti al Sud erano meno prestigiosi rispetto a quelli presi al Nord. Aggiungeva inoltre che al Sud sarebbe stato più semplice ottenere voti più alti e quindi sarebbe stato più facile raggiungere il 110 e lode.
Beppe Grillo conosce i rischi nell’affrontare questo spinoso argomento, ed infatti afferma: “Abolizione del valore legale dei titoli di studio: qui non sarete d’accordo, però secondo me poi ne potremo discutere”.
Maria Pallini, sottosegretario al Ministero dell’Interno, ha presentato alla camera la proposta di legge in cui si propone di abolire il requisito del voto di laurea nei bandi dei concorsi pubblici. La spiegazione che si cela dietro a tale richiesta appare chiara e cristallina: “In un momento storico così cruciale per l’occupazione, specialmente giovanile, si ritiene indispensabile concedere a tutti i cittadini aventi diritto per legge di partecipare ai concorsi pubblici senza inserire nei bandi di concorso la limitazione del voto di laurea che oggi, in alcuni di essi, risulta determinante ai fini della partecipazione ma non necessariamente garantisce un’effettiva preparazione e conoscenza”.
Il Movimento 5 Stelle si dice deciso a proseguire in questa direzione, ritenendo infatti il voto di laurea limitante. Un voto basso infatti tenderebbe ad escludere senza motivazione una parte della popolazione avente diritto a partecipare ai concorsi.