Lo scorso marzo a Nottingham, in Inghilterra, Mariam Moustafa, una ragazza italo egiziana di 18 anni, è deceduta dopo una brutale aggressione da parte di una gang di sole ragazze. La ragazza è morta dopo tre settimane di coma, provocato da calci e pugni che le sono stati inferti, causando un’emorragia cerebrale.
Finalmente una svolta positiva nelle indagini: due delle sei giovani fermate hanno confessato. “E’ anche colpa nostra se Mariam è morta“, hanno detto davanti al giudice le due imputate di 15 e 17 anni, con lo scopo probabilmente di ottenere qualche attenuante dal giudice Tim Spruce della Nottingham Magistrates Court. La loro pena verrà definita il prossimo 26 ottobre. Cinque delle sei ragazze finite a processo per l’omicidio sono minorenni; l’unica maggiorenne ha 19 anni.
Altre tre ragazze, fra cui l’unica maggiorenne, hanno chiesto il rinvio e torneranno davanti al giudice un giorno prima della sentenza delle amiche. Una 15enne invece si è proclamata innocente. “Farò del mio meglio per avere giustizia per mia figlia“, ha detto il papà di Mariam dopo l’udienza.
C’è anche un secondo filone di indagine: quello contro i sanitari inglesi che hanno dimesso Mariam dopo l’aggressione e l’hanno mandata a casa con un’emorragia cerebrale in corso. Quando è stata riportata in ospedale, infatti, la 18enne era già entrata in coma.