Niccolò Fabi tira le somme di quanto ha raggiunto la sua Fondazione nata dopo che la figlioletta di appena 22 mesi è deceduta al Bambino Gesù per meningite fulminante lo scorso 3 luglio 2010.
Le “Parole di Lulù”, così si chiama la Fondazione, aiuta e promuove progetti legati al mondo dell’infanzia.
Il cantante spiega che “aiutare” gli altri lo ha sostenuto in un momento buio della sua vita. In otto anni la Fondazione ha raccolto 250 mila euro che sono stati destinati all’avvio di numerosi progetti.
L’1 settembre è l’anniversario della nascita della Fondazione e Niccolò Fabi racconta questa esperienza in un’intervista al Corriere della Sera: “La verità è che siamo un Paese di essere umani con grandi entusiasmi, generosità, slanci. Un Paese sentimentale, che dà grandi prove di collettività nelle emergenze. Ma di fatto siamo solisti, non orchestre, imbrigliati fra i tanti cavilli burocratici”.
E aggiunge “Non so neanche se oggi la chiamerei così, la Fondazione: il motivo per cui continua Parole di Lulù non è continuare ad avere un rapporto con qualcuno che non c’è più. Eventualmente è rimanere attaccati a quello che noi abbiamo imparato grazie all’esistenza di qualcuno, ci permette di concretizzare qualcosa. Tutte le cose più importanti che ho imparato le ho imparate separandomi. Quindi non riesco a vedere una fine di qualcosa come qualcosa di negativo, che toglie dignità: non considero neanche il fatto che io e Shirin ci siamo lasciati come un fallimento, anzi a maggior ragione Parole di Lulù ha un ulteriore significato, in virtù di questo. Parole di Lulù è un sentimento, e quel sentimento per fortuna non è che si esaurisce”.
Anche Shirin spiega come lei e Niccolò sono riusciti a trasformare il dolore in amore verso i più bisognosi: “Purtroppo o per fortuna sono entrata in contatto col dolore molte volte e trasformarlo mi è sembrata l’unica via percorribile. Considero un privilegio tutte le persone che mi sono state e mi sono accanto alleggerendo e colorando la mia vita di emozioni, intensità e leggerezza: ridere è fondamentale, ridere di sé è importante. Abbiamo cominciato colorando la nostra casa di alberi in tutte le stagioni, arcobaleni e balene, trasformandola in un asilo. Quel lavoro fisico e manuale è stato per me e chi mi era accanto una meravigliosa metafora pratica di ciò che intendo per trasformazione”.