Mi chiamo Arianna Moro, ho 18 anni e son una studentessa.
Solitamente è così che mi presento … oggi no!
Mi chiamo Arianna Moro, ho 18 anni e, ahimè, sono una studentessa.
Perché ahimè? Perché sono stanca.
Fino ad oggi il mio percorso scolastico è stato talmente ricco di sfumature che potrei scriverne una storia intera, una storia che farebbe solo aumentare la troppa rabbia esistente, la stessa che in questo istante sta guidando questa mano
Qual è stato il mio “problema” ? Beh, so bene a cosa devo tutto questo, il mio “problema” è stato un anno scolastico. Prima del quale tutto era normale e dopo il quale sono arrivata al punto di odiare sedie, banchi, classi, scuole.
Il mio “problema” è stato costruire, vivere e amare la vera, la buona, la mia scuola.
La faccio breve: due anni fa non avrei mai pensato di scrivere tutto questo, perché ero intrappolata nella “normalità” dei giorni e degli avvenimenti scolastici, perché quello che vivevo mi sembrava l’unica realtà possibile, perché non avrei avuto coraggio … il coraggio di far sentire la mia voce. Forse perché ormai ero sicura che la mia voce non sarebbe stata ascoltata, forse perché non sono mai stata nulla, se non un numero, una sedia, un banco.
Sono sempre stato il numero 17 di un registro, sono sempre stata un voto, diverso a seconda del cognome che mi giudicava. Sono sempre stata qualcosa ma mai una persona. Era trasparente dietro un banco che mi è sempre stato stretto.
Lo scorso anno è stato tutto diverso. Ho smesso di costruire muri ed ho iniziato a costruire sogni, studiavo per soddisfare la mia fame di conoscenza e non per un voto. Sono diventata Arianna, finalmente protagonista del mio percorso e nello stesso tempo parte di un gruppo, e son cresciuta tanto, giorno dopo giorno sempre di più.
Com’è stato possibile tutto questo?
La ruota della fortuna, anche chiamata graduatoria, ha deciso di regalarmi un docente che ha rimesso nelle mie mani il mio futuro e che mi ha insegnato a spiarlo con occhi curiosi e non più impauriti. Quella ruota però, rigirando, ha cambiato tutto come sempre. Ed io mi ritrovo a vivere questo nuovo anno con l’amaro in bocca e gli occhi di malinconia e rabbia.
Io so cos’è la buona scuola, l’ho vissuta. E tornare indietro fa sempre più male. Sono stanca. Di esser circondata da troppe parole e nessun fatto. Di esser spettatrice immobile di questa scuola, una scuola che non si rende conto che lo spettacolo a cui sto assistendo è la mia vita. Sono io che in quella scuola costruisco il mio futuro, sono io che tra quei banchi cresco. E la mia crescita non aspetta che coloro i quali dovrebbero darmi gli strumenti per esser pronta ad affrontare il “dopo”, siano tutti accontentati dai cambiamenti che si stanno cercando di attuare.
I cambiamenti non sono radicali, me lo avete insegnato voi, quando non mettete 10 ad un ragazzo che ha sempre preso 6 perché la crescita deve esser graduale. Il cambiamento della scuola italiana non verrà mai sancito da un unico e solo DDL. Ci vorranno anni ed anni per andare incontro a tutti e per risolvere le varie problematiche che si creeranno.
E nel frattempo cosa facciamo? Restiamo radicati ad una scuola arcaica che ha paura di cambiare? Ed a tutti gli studenti che in quegli anni vivono il loro percorso scolastico cosa diciamo? Che sono sfortunati?
Ci vogliamo rendere conto che un mare si crea goccia dopo goccia? Che non possiamo ostacolare i già troppo lenti pregressi? Questo mondo cambia giorno dopo giorno e se non vogliamo esser schiacciati dobbiamo seguirlo. E tutto quello che sta succedendo e che succederà avrà conseguenze (mi auguro buone) soprattutto per noi. Noi che non abbiamo neanche un piccolissima voce in capitolo. Noi che in questa scuola diventiamo uomini e donne ma che non possiamo scegliere a chi affidare la nostra crescita. Noi che dobbiamo svolgere necessariamente un lungo programma ma che ogni anno cambiamo docente, metodo, abitudini. Noi che veniamo giudicati ogni giorno ma che non possiamo assolutamente dire il nostro pensiero su chi lo fa.
Io sono stanca, di una scuola che non vuole il mio bene. Di una scuola che mi spezza le ali e non mi fa volare. Sono stanca, di docenti che pur di non documentarsi seguono la massa, gli stessi che mi chiedono gli approfondimenti in un’interrogazione, di docenti che hanno paura di avere un’idea per non dover perdere un’ora di lezione e rischiare di non finire il programma. Cosa mi state insegnando?
Basta parole, spegnete i lumini ed iniziate ad agire. Perché se si vuol davvero cambiare qualcosa non serve il permesso o il consenso di un governo.
Arianna Moro – Studentessa, 18 anni.
Brava Arianna!
Gli studenti sanno tantissime cose:
– quali sono i buoni insegnanti ( NON quelli che danno 6 a tutti, vero Arianna?)
– quelli che contribuiscono ad accendere una passione
– quelli che aprono spiragli inaspettati nelle loro menti
– quelli che non sigillano gli studenti in un voto
– quelli che non si ricordano il numero di uno studente, ma chi è, cosa pensa
– quelli che sono competenti in quello che insegnano
– quelli che amano ciò che insegnano
– quelli che si divertono
– quelli che sono più felici di te se raggiungi un obiettivo
– quelli che ci credono, che profondono energie, nonostante tutto.
– quelli che sarebbero felici di essere giudicati dagli studenti, perché chi
meglio di loro sa perfettamente chi ha di fronte?
Uno di quegli articoli a cui auguro non 15milioni di “like”, non 15milioni di “visualizzazioni” ma 15milioni di letture, meditazioni, azioni. Brava Arianna! Ora, per dimostrare che quel docente ha davvero lasciato il segno, agisci in proprio, reagisci, inonda i tuoi compagni, non attendere che arrivi la buona scuola, creala, dal basso.