Il Mattino di Napoli ha intervistato il ministro Bussetti che ha commentato alcuni aspetti della riforma della Buona Scuola.
“Ho trovato un sistema scolastico sfiduciato e confuso per via delle troppe riforme, dei tanti cambiamenti e dalle sovrapposizioni normative”, la Buona Scuola ha creato danni in gran parte irreparabili. L’immissione in ruolo di decine di migliaia di docenti, infatti, è stata concepita e gestita male. Un algoritmo ha segnato la vita di molti di loro, uomini e donne che si sono ritrovati a centinaia di chilometri da casa, sradicati. Interverremo inizialmente per modificare tutto quello che non funziona“, sostiene il ministro nell’intervista.
“Il reclutamento – continua – va ripensato. Si dovrà agire sul riparto dei posti effettivamente disponibili destinando il personale docente là dove occorre. Riguardo alla chiamata diretta, così come era regolamentata risultava inutile e poco incisiva”.
A commento del report pubblicato ieri dall’Istat riguardo l’evasione scolastica, che sottolinea il divario tra Nord e Sud, Bussetti afferma che “l’evasione scolastica è un problema serio che va affrontato con tutte le componenti interessate” e “contemporaneamente vanno supportati i docenti che ogni giorno si trovano in contesti di serio disagio socio-economico. È però giunto il momento che il Sud prenda coscienza delle proprie potenzialità e cominci a sviluppare modelli virtuosi“, “alcune aree del nostro Paese dovranno gestire in modo più efficiente le risorse“.
Infine il ministro parla dell’alternanza scuola-lavoro: “Verrà disciplinata attraverso una serie di indicazioni che tutte le scuole dovranno rispettare“.
Provo a semplificare il politichese del ministro (eletto in quota Lega): 1) Al Nord non arriveranno piú docenti meridionali. Passi per quelli che già vivono al Nord da molti anni e hanno trasferito ivi la loro residenza, ma tutti gli altri precari se ne dovranno tornare al Sud, entro questa legislatura, per ricongiungersi ai loro familiari. 2) Se al Sud non ci saranno alunni in numero sufficiente per formare le classi, inevitabilmente i docenti precari non assunti al Nord non saranno assunti neanche al Sud, perciò resteranno precari a tempo indeterminato, sempre che non si proponga loro un umiliante passaggio al comparto ATA. 3) Per aumentare stabilmente il numero degli alunni meridionali e, dunque, le cattedre disponibili, presumibilmente bisognerà combattere l’abbandono scolastico. Ma questo nobilissimo obiettivo non lo si può raggiungere mandando i carabinieri a prelevare con la forza gli studenti assenteisti (fino a 16 anni d’età). Infatti, l’abbandono scolastico é, a sua volta, un effetto della miseria, insieme alla delinquenza minorile. Ma la miseria del Sud non può essere eliminata né in tempi brevi né solo dal MIUR, come dimostra il fatto che essa é nota alla classe politica italiana almeno dagli anni ’50, con la drammatica “Inchiesta Vigorelli”. 4) La chiamata diretta da parte dei Dirigenti scolastici potrebbe diventare un vero e proprio colloquio d’assunzione, basato sulla valutazione del c.v., secondo il modello svizzero. Ciò, però, potrebbe estendere alla Scuola pubblica il malcostume del clientelismo, che già esiste nell’Università (caso Firenze). 5) Presumibilmente vedremo una volante della Polizia di Stato, o una gazzella dei Carabinieri, di fronte all’ingresso di ogni scuola “a rischio”. Tuttavia, tale presenza risulterà del tutto inutile, se i Dirigenti scolastici decideranno di non denunciare gli alunni pericolosi, per evitare una pubblicità negativa alla scuola, che potrebbe far diminuire le iscrizioni l’anno successivo. 6) Una parte dei Dirigenti scolastici del Sud sono valutati dal ministro come amministratori inefficienti. Certamente, il ministro li avrà valutati cosí in base a dati che noi non conosciamo e non, invece, in base al numero, assoluto e relativo, di promossi eccellenti ogni anno, visto che entrambi sono numeri superiori rispetto a quelli del Nord. A meno che il ministro non li ritenga voti gonfiati ad hoc e illegalmente dai docenti meridionali, che vorrebbero così compensare in qualche modo l’handicap socioeconomico di partenza dei loro studenti. Comunque, un serio giudizio d’inefficienza sulle scuole del Sud lo si potrebbe formulare correttamente solo se le risorse destinate al Sud siano state uguali a quelle destinate al Nord e poi ne siano derivati risultati inferiori. Non mi sembra questa la fattispecie, però. 7) Riguardo l’intento del ministro di dare indicazioni uguali a tutte le scuole circa l’alternanza scuola-lavoro, ricorderei che, spesso, la giustizia non risiede nell’uguaglianza, bensí nella proporzionalità. Per esempio, in Finlandia, le multe variano in base al reddito individuale. Non é un caso che la Finlandia abbia anche il migliore sistema scolastico del mondo. In Italia, invece, la Flat tax non s’ispira a nessun senso di giustizia. Non é un caso che l’Italia abbia un sistema scolastico che ha prodotto più del 60% di analfabeti funzionali (cittadini elettori quanto gli altri…). Dunque, in quali industrie andranno gli studenti del Sud per fare l’alternanza scuola-lavoro, se le industrie praticamente non esistono al Sud? In quali studi professionali andranno, se essi già sono pieni di apprendisti sottopagati? In quali botteghe artigiane andranno, se esse sono quasi scomparse a causa della diffusione abnorme dei centri commerciali? In quali società di servizi andranno, se esse sono generalmente troppo piccole per assicurare lo stage a piú di un paio di alunni? Insomma, spero che il ministro tenga conto della disomogeneità del territorio italiano non solo in termini di sprechi e inefficienza amministrativa, ma anche di lacune infrastrutturali, che quando sono carenti, sono la prima causa del sottosviluppo (Nord e Sud, 1900).
Errata corrige. “che, quando sono presenti, sono la prima causa del sottosviluppo”.