È di pochi giorni fa la meravigliosa notizia del ritrovamento dei 12 baby calciatori di età compresa tra gli 11 e i 16 anni e il loro allenatore 25enne nella grotta Tham Luang situata ad un migliaio di chilometri a nord di Bangkok.
Purtroppo, però, questa gioia oggi è stata oscurata dalla notizia della morte di uno dei Navy Seals impegnato nelle operazioni di salvataggio.
L’uomo, 38 anni, ha perso conoscenza sulla via di ritorno che porta dalla grotta alla postazione dei soccorritori all’esterno. Si è accasciato al suolo e vani sono stati i tentativi dei colleghi di rianimarlo; è deceduto per mancanza di ossigeno.
Sin dal ritrovamento del gruppo di dispersi, sono state evidenziate le difficoltà per portarli in salvo, ipotizzando addirittura circa 4 mesi di lavori per concludere le operazioni di salvataggio. Molti ragazzi non sanno nuotare e quindi si sta procedendo a lezioni di nuoto, che li aiutino a percorrere il tortuoso passaggio che porta all’uscita.
Sono necessarie ben 11 ore per percorrere i 4 km che dividono l’entrata della grotta dalla “spiaggia” dove è posizionato il gruppo. In particolare, mentre il primo tratto consente di camminare con i piedi nell’acqua, l’ultimo chilometro abbondante tra la terza base intermedia – che funge da area di sosta e di rifornimento per i soccorsi – e i ragazzi, viene percorso in circa tre ore. È improbabile che il percorso venga liberato dall’acqua prima del weekend e anche per questo squadre di soccorritori stanno perlustrando la giungla sulle pendici della montagna nella speranza di individuare un’entrata alternativa dalla quale possano essere fatti uscire i ragazzi.
Nel dettaglio, hanno rivelato alcuni soccorritori che, il primo tratto di circa 3 km consente di camminare con i piedi nell’acqua e può quindi essere percorso agevolmente dal gruppo; il secondo tratto, che corrisponde all’ultimo chilometro, necessita di circa 3 ore di tempo per essere attraversato.
La stagione monsonica non aiuta le operazioni di soccorso: le piogge infatti ostacolano il lavoro delle pompe idrauliche che stanno tentando di liberare dall’acqua il passaggio. Per tale motivo si sta procedendo, attraverso apposite perlustrazioni della montagna, a verificare l’esistenza di un’entrata alternativa dalla quale possano essere fatti uscire i ragazzi.