Buon pomeriggio, mi chiamo Marcello e chi vi scrive è un maestro della “vecchia scuola”. Infatti sono andato in pensione già da qualche annetto. Lo so, può sembrare un traguardo irraggiungibile, ma col tempo ci si arriva!
Ho voluto scrivervi perché volevo sfatare un mito: non è tutto rose e fiori una volta andati in pensione. Certo, le giornate si allungano e le cose da fare diventano potenzialmente infinite, ma sapete cosa mi manca? Mi mancano i miei bambini.
Ho insegnato alla scuola elementare (so che ora si dice Scuola Primaria, ma a me piace continuare a chiamarla così) a ed ogni alunno che ho avuto è come se fosse stato mio figlio, è come se lo avessi cresciuto io stesso. Ed ora mi manca tremendamente tutto questo.
Sarà stata pure una vita passata a tribolare per uno stipendio da fame ma, nonostante ci lamentassimo un po’ tutti, in fondo al nostro cuore sapevamo benissimo che quello che conta veramente è lasciare qualcosa ai nostri ragazzi.
Ora invece le giornate scorrono lente e tutte uguali. Non è più come vivere un’avventura dove ogni giorno si scopriva qualcosa di nuovo. Mi mancano le facce meravigliate dei miei studenti, i loro brusii, la loro ingenuità e la loro gentilezza.
Volevo scrivere queste poche righe per ricordarvi che adesso bramate la pensione, ma un domani rimpiangerete tutti questi bei momenti passati con i vostri “bambini”!
PS: Pensate che io ho sempre detestato queste “diavolerie elettroniche”, poi qualche anno fa un mio alunno di 10 anni, Marco, mi disse: “Maestro Marcello, ma tu ce l’hai il computer a casa?” Alla mia risposta negativa, mi consigliò assolutamente di comprarne uno, perché c’era un programma bellissimo per disegnare. Devo ammetterlo, il modo in cui mi parlò mi incuriosì perché era davvero entusiasta del consiglio che mi stava dando. Non so se l’acquistai perché rimasi colpito dai suoi modi, o perché avevo già questa idea che mi ronzava per la testa, fatto sta che 5 mesi più tardi acquistai il mio primo computer e ora navigo da campione ed invio anche le mail!