Leggere una poesia è sempre una bella esperienza. Poche cose al mondo riescono ad esprimere concetti complessi in modo così artistico. Fino a poco tempo fa la poesia era uno dei mezzi con cui l’essere umano riusciva ad esprimere i propri elaborati sentimenti, ma qualcosa, come era opportuno aspettarsi, comincia a cambiare.
Jack Hopkins, fondatore della Spherical Defence Labs LLC di Londra ed ex ricercatore presso il laboratorio di Informatica di Cambridge, ha condotto un interessante studio il quale ha permesso di creare un sistema che potesse generare poesie, seppur con un linguaggio ancora infantile ed in via di sviluppo. Questo ovviamente rappresenta un passo importante per le intelligenze artificiali, le quali stanno imboccando la giusta direzione nell’imitazione del linguaggio umano.
Le “imitazioni” delle poesie umane sono state generate tramite alcuni algoritmi che hanno permesso di istruire una rete neutrale artificiale. In pratica, utilizzando migliaia di immagini, il sistema è stato in grado di imparare le associazioni e le rime, generando conseguentemente frasi di senso compiuto in metrica.
Dunque, una volta aver superato la fase iniziale in cui il sistema è stato programmato, si è affrontata la fase della scrittura con risultati davvero molto interessanti. Questo però ha portato inevitabilmente alcune critiche basate sul fatto che la poesia è altro, non solo un susseguirsi di parole in rima usando una metrica ricopiata da altri autori. In parole povere la poesia è emozione, una cosa che una macchina non può riprodurre. Se la poesia è espressione di sentimento, come può replicarla un computer?
Ciò non toglie però che è ovviamente un traguardo importante dal punto di vista scientifico. Nonostante le poesie prodotte siano piuttosto elementari, ci saranno margini di miglioramento.