“Ultimo banco, perché insegnanti e studenti possono salvare l’Italia” è l’ultimo libro del giornalista Giovanni Floris.
Si presenta come un reportage sulla scuola e nasce proprio da esperienze dirette provenienti da diverse scuola di tutta Italia, da racconti di docenti e presidi e da incontri con studenti. L’autore ha presentato il suo libro a Donna Moderna trattando la scuola a 360°: dalla sua svalutazione, al sistema di reclutamento sbagliato degli insegnanti, passando per temi caldi come l’alternanza scuola-lavoro e i fenomeni di bullismo e cyberbullismo, per arrivare al burnout ovvero allo svilimento di cui soffrono molti insegnanti spesso sottopagati.
Queste alcune delle parole di Floris al settimanale: “La scuola è importante per i cittadini, tutti i cittadini: se si toglie valore a questa istituzione e al docente, si rinuncia ad avere persone che hanno più strumenti per capire il mondo intorno a sé. Si vive male, si vota male e, se si è un politico, si guida male un Paese”.
E sul sistema di reclutamento dei docenti dice: “In Finlandia, Svezia, Norvegia, Regno Unito, Paesi Bassi, Polonia, Repubbliche baltiche e gran parte dell’Europa dell’Est le assunzioni sono libere. Il sistema è quasi aziendale: sono le scuole a bandire i posti di lavoro”.
In Italia “si ottiene la cattedra per concorso pubblico (oceanico e difficilissimo) e così si entra in graduatoria, dopodiché, a seconda della tua posizione (quindi anche di quanto sei stato bravo al concorso, attenzione: anche) aspetti che si liberi il posto che ti porterà all’assunzione (…), se la scuola invecchia non è perché i giovani non vogliono fare i professori”.
Mio Caro Floris sbagli di grosso, perché la professionalità la devi individuare con delle prove , togliendo i concorsi torniamo indietro di 30 anni , cito alcune leggi che permettevano ai supplenti di passare di ruolo , la più fresca “la buona scuola” che di buono ha ben Poco.Non vado oltre perché entriamo in un campo minato , che non risolve il ministro leghista.
Prof. D. Manti
Questa cazzata è il “leit motiv” di Presidi e Ispettori in genere ex-professori presuntuosi, boriosi e reazionari. Gli insegnanti vanno assunti per concorso è semplice perché la scuola è un ente pubblico e il suo datore di lavoro è la COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA la costituzione più bella del mondo che tutti gli “stronzi” reazionari di questo paese vogliono distruggere. Concluderei questo irriverente commento con le parole di Piero Calamandrei che era un vecchio Socialista ma è uno dei fondatori della Repubblica che anche i reazionari devono rispettare a meno che non saremo costretti a fare una nuova guerra civile. Scrive Calamandrei nel suo famoso discorso fatto a Milano nel 1950 “La scuola, come la vedo io, è un organo “costituzionale”. Ha la sua posizione, la sua importanza al centro di quel complesso di organi che formano la Costituzione. Come voi sapete (tutti voi avrete letto la nostra Costituzione), nella seconda parte della Costituzione, quella che si intitola “l’ordinamento dello Stato”, sono descritti quegli organi attraverso i quali si esprime la volontà del popolo. Quegli organi attraverso i quali la politica si trasforma in diritto, le vitali e sane lotte della politica si trasformano in leggi. Ora, quando vi viene in mente di domandarvi quali sono gli organi costituzionali, a tutti voi verrà naturale la risposta: sono le Camere, la Camera dei deputati, il Senato, il presidente della Repubblica, la Magistratura: ma non vi verrà in mente di considerare fra questi organi anche la scuola, la quale invece è un organo vitale della democrazia come noi la concepiamo. Se si dovesse fare un paragone tra l’organismo costituzionale e l’organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell’organismo umano hanno la funzione di creare il sangue […].”
In un sistema come quello italiano, si finirebbe con le scuole di partito o religiose. Il merito si valuta col concorso come prevede la Costituzione, oppure con selezione universitaria.
Con la corruzione e il nepotismo esistenti in Italia, sicuramente scadrebbero la qualità dell’insegnamento, la multiformità degli approcci e l’assetto democratico della scuola stessa. Questo è particolarmente grave perché la scuola dovrebbe invece essere la fucina della democrazia.