Una Pagella per gli Operatori Scolastici?

Riprendo il discorso dal punto in cui l’ho interrotto in precedenza, e precisamente dall’auspicio di un’alleanza tra docenti e genitori come base per la (ri)costruzione di una scuola di qualità.

Svuotando i contenitori che mi sono portata a casa per liberare l’ufficio dopo tanti anni di lavoro, ho trovato gli atti di un corso di formazione organizzato dall’(allora) IRRSAE nel lontano 1998.

Il relatore (C. BUZZI), a proposito di valutazione, tracciava un’analisi di cui riporto alcuni stralci.

Diceva il BUZZI: “La cultura della valutazione non hai mai avuto un particolare sviluppo nella scuola italiana” (…)” riferendosi in generale ad aspetti che oggi dovrebbero essere consolidati in quanto basilari in rapporto al RAV e relativo Piano di miglioramento, cioè “gli aspetti organizzativi e gli effetti che questi processi organizzativi provocano”.

La carenza di quella che viene definita “mentalità della valutazione” viene poi descritta nello specifico con queste parole che, almeno in parte, credo siano (purtroppo) tuttora attuali. “Per la scuola, per gli insegnanti, il concetto di valutazione viene invece tradizionalmente riferito alla valutazione del profitto dello studente.”

E’ questo, a mio avviso, uno degli elementi di maggior debolezza che permangono nel sistema scolastico: i docenti riconoscono l’utilità della valutazione unicamente se riferita al percorso scolastico dei propri alunni. Anche in questo specifico ambito, inoltre, fanno a volte fatica (non tutti, sia chiaro, per fortuna) a considerare necessarie sia la valutazione sommativa sia quella formativa e ad utilizzarle sul piano concreto.

operatori scolastici

Questo’ultimo è, però, un discorso specifico che andrebbe approfondito a parte.

Merita chiedersi invece, in questa sede, come motivare gli insegnanti in primis ad accettare, poi ad utilizzare sul piano concreto la valutazione del proprio operato, senza ritenere che l’unica chiave di lettura di tale processo sia la seguente: valutare = giudicare.

Per un professionista dell’educazione “farsi valutare” non significa esporsi a mere critiche espresse da parte di soggetti privi di competenze didattiche, ovvero permettere che venga lesa la propria libertà d’insegnamento. Allo stesso modo, non risulta utile rifiutare i risultati della valutazione dei propri alunni effettuata con strumenti diversi da quelli messi in campo nel proprio intervento didattico: in parole povere, ignorare fieramente i risultati delle prove INVALSI, vissute da parte dei docenti come un’imposizione, un “corpo estraneo” nella quotidianità della vita scolastica e addirittura uno strumento di controllo in mano ad una non ben definita logica meritocratica.

Anche altri aspetti legati alla valutazione dei docenti sono fatti rientrare nel rifiuto della meritocrazia a tutela della professionalità: l’ ultimo, in ordine cronologico, è il processo di attribuzione del bonus, in merito al quale si dovrebbe spendere più di una parola. Mi riservo, quindi, di trattare in seguito anche questo tema.

Tornando al discorso generale posso affermare che, nei lunghi anni della mia professione, ho speso un notevole impegno per far prendere coscienza, a livello collegiale, della necessità di abbandonare tale pregiudizio e sviluppare un percorso valutativo d’Istituto.

E’ stato, tuttavia, difficile ottenere la reale convinzione di buona percentuale dei docenti, la cui disponibilità si è estesa a fatica ad una riflessione interna tra addetti ai lavori.

Il limite di quest’ultima riflessione, pur codificata in una serie di indicatori e strutturata in precise azioni collegiali, rimane sempre quella connotazione di autoreferenzialità che rende solo parzialmente utile la riflessione stessa.

E’, infatti, necessario sottoporre il proprio operato ad una verifica totale, che non può non tener conto del parere dell’utenza: tale parere costituisce infatti un elemento essenziale per dare oggettività alla verifica in questione. Il parere dell’utenza non è, tuttavia, il solo elemento che deve essere fatto rientrare nel percorso che andiamo a delineare. E’ infatti fondamentale inglobare in tale percorso anche i risultati degli alunni in termini di livelli di apprendimento: in parole povere, rispolverare il già noto concetto che il fallimento di un’intera classe (o di gran parte della stessa) non deve essere letto esclusivamente come “colpa” degli alunni ma deve costituire per l’insegnante uno stimolo a cambiare metodo, atteggiamento, strumenti per condurre gli alunni stessi verso il miglioramento.

Personalmente, ritengo che per avviare un percorso efficace di valutazione dell’Istituzione scolastica si debba partire da argomenti collegialmente percepiti come importanti e da soggetti disponibili a mettersi in gioco: il primo tra questi, potrebbe essere proprio il Dirigente Scolastico, che dovrebbe fare da “apripista” introducendo nell’Istituzione idonei strumenti di valutazione del proprio operato.

 


Autore articolo
Rita Manzara

Rita Manzara

Ex Dirigente Scolastica e Pedagogista

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