Proseguono inesorabili le critiche al sistema scolastico italiano. Sembra non siano valse a nulla le idee dei docenti che, in modi fantasiosi e a prima vista efficaci, cercano nuovi modi per insegnare le proprie materie con il fine ultimo di invogliare e coinvolgere ulteriormente gli studenti.
L’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico )ha messo in luce un dato piuttosto preoccupante per quanto riguarda l’Italia. Risulta infatti che solo il 20,4% dei ragazzi quindicenni provenienti da famiglie con una situazione socio-economica sfavorevole riescano ad elevarsi ottenendo risultati soddisfacenti nei test nel Pisa 2015 (il programma di valutazione internazionale delle competenze degli studenti in lettura, matematica e scienze).
Il dato in questione mette in evidenza come il nostro Paese sia sotto la media Europea, dimostrando, di fatto, che la scuola italiana non riesce a dare un contributo consistente nei confronti degli alunni provenienti da ambienti sociali sfavorevoli. La media Ocse si attesta intorno al 25,2% e molti paesi riescono a stare al di sopra di questa media (la Germania al 32,3% e la Finlandia al 39,1% ad esempio).
Preoccupante non è solo il dato ottenuto, ma anche il confronto con il passato. Nel 2012 infatti gli studenti svantaggiati che riuscivano a cavarsela nei test erano il 24,7%, si è quindi verificato un calo notevole dei risultati a soli 3 anni di distanza.
A dare un contributo positivo a questi ragazzi meno fortunati sono le assenze “strategiche” che sono diminuite negli ultimi anni ed un clima in classe più sereno che incide senza ombra di dubbio sugli alunni permettendogli di ottenere un maggior successo scolastico. Sembra invece incidere relativamente poco l’inserimento di dotazioni tecnologiche per quel che riguarda l’insegnamento. Anche lo svolgere attività parascolastiche durante l’arco dell’anno non ha inciso in maniera significativa sull’andamento dei ragazzi provenienti da una situazione svantaggiata.
In Italia l’ascensore sociale non c’è mai stato. Sono stato uno studente lavoratore per scelta e perché non volevo pesare sulla famiglia. Mio padre era un operaio linotipista e la mia famiglia era di quattro persone. E’ vero allora le tasse erano accessibili a tutti e l’università era fatta di veri professori e non come oggi di professori raccomandati o figli di professori cooptati da genitori professori o figli di “ricchi” con amicizie nell’ambito universitario, allora si respirava un clima democratico e di collaborazione. E’ nell’ambiente di lavoro che ho trovato i maggiori ostacoli. Avendo cominciato a lavorare nel maggio 1969 ho subito diverse angherie perché appena entrato mi volevano cacciare e ho dovuto tenere duro. Quando mi sono laureato me ne sono andato a fare il professore di matematica. No, no in questo paese non è mai esistito l’ascensore sociale e dopo la riforma Berlinguer costruita in modo che i comunisti restassero al potere i successivi cinquanta anni è ancora peggio.