Durante il mio primo anno da insegnante, la Preside venne ad osservare la mia classe. Dopo che gli studenti se ne furono andati, mi fece un commento sul modo in cui tendevo a fare una domanda a tutta la classe per poi dare una risposta, solo dopo aver aspettato alcuni secondi per farli riflettere. “Davvero un bel metodo”, aggiunse. Mmh, non credo che pensasse davvero fosse così interessante come metodo. Penso che stesse cercando di muoversi con cautela per non urtare il fragile ego di neo-insegnante, cercando di darmi anche dei suggerimenti di grande aiuto.
E così quel giorno ho imparato il concetto di tempo/attesa e tempo/riflessione. E negli anni, ho imparato a fare domande sempre migliori.
In molti si troverebbero d’accordo sul fatto che per avere discussione e partecipazione attiva nella classe, oltre a diversi fattori, c’è bisogno che l’insegnante sia un esperto nel fare domande strategiche che porteranno gli studenti a porsi loro stessi altre domande. E, purtroppo, domande ben congegnate non sono sufficienti per ottenere questo obbiettivo.
RIMANERE SUL SEMPLICE
Negli anni ho anche imparato che fare domande dirette e con parole facili può essere efficace tanto quanto fare domande intricate. Tenendo questo a mente, se siete dei nuovi insegnanti, o magari non così nuovi ma sapete che vorreste migliorare il vostro metodo di fare domande, domani potrete cominciare con queste cinque:
1. COSA NE PENSATE?
Questa domanda serve a fermarci prima di parlare troppo. Ci sono momenti in cui è opportuno dare agli studenti informazioni e istruzioni dirette, ma bisogna impegnarsi a mantenere l’equilibrio dando agli studenti le giuste opportunità per capire e applicare queste nuove informazioni usando il proprio modo di comprendere e fare connessioni.
2. PERCHÉ PENSI QUESTO?
Dopo che gli studenti avranno condiviso quello che pensano, questa domanda fa da seguito per spingerli a fornire il ragionamento dietro il loro pensiero.
3. COME FAI A SAPERLO?
Quando facciamo questa domanda, gli studenti possono creare connessioni tra i propri pensieri e idee e le cose che hanno vissuto, letto, e visto.
4. SAPETE DIRMI DI PIÙ
Questa domanda ispira gli studenti a espandere il loro pensiero e a condividere ancora più prove per supportare le loro idee.
5. AVETE ALTRE DOMANDE?
Questa domanda permette agli studenti di fare altre domande su informazioni, fatti e idee.
Oltre a fare domande ai vostri studenti regolarmente e implacabilmente, assicuratevi di dargli abbastanza tempo per poter pensare. Cos’è meglio, tre secondi, cinque, sette? A seconda della loro età, di quanto è approfondita la domanda, e di quanto gli studenti sono familiari con la materia, i tempi di pensiero variano. Sforzatevi di rimanere in silenzio e aspettare che quelle mani si alzino.
Inoltre, assicuratevi di cambiare il vostro tono di voce così che suoni davvero come una domanda e non come un’affermazione. Quando diciamo qualcosa in modo dichiarativo, il nostro tono è piatto e rimane tutto uguale. Però, quando stiamo chiedendo e investigando, c’è un ritmo vivace nella nostra voce.
Per aiutare gli studenti a sentirsi più a loro agio e sicuri di sé quando rispondono a delle domande e quando ne chiedono di proprie, potete seguire questa struttura: fate una domanda, fate una piccola pausa, e poi chiedete agli studenti di “girarsi e parlarne” con un vicino prima di condividere le proprie idee con tutto il gruppo. Questo permette a tutti di essere ascoltati, e dà loro un’occasione per provare le loro risposte prima di parlare di fronte a tutta la classe.
In che modo fate domande nella vostra classe? Che cosa funziona bene con i vostri studenti? Fatecelo sapere nella sezione dei commenti qua sotto.
Rebecca Alber, insegnante
insegno alla scuola dell’infanzia da 35 anni, io faccio queste 5 domande anche ai miei piccoli dai 3 ai 6 anni per aiutarli a riflettere, per fare come si dice oggi metacognizione
Non sapevo si chiedesse una domanda …
Di solito a prescindere dall’età ma adeguatamente all’era degli alunni io aggiungo un’espressione del viso molto rassicurante ed interessata accompagnata sempre dal sorriso così da infondere ancora più sicurezza. Se posso e se si tratta di bambini piccoli cerco di abbassarmi fisicamente al loro livello. Se mi trovo con bambini più grandi provo ad adottare anche il metodo inverso dimostrando loro che non è “un problema” non conoscere tutto di un argomento e che anche un’insegnante può imparare dai propri alunni: perché cultura è SCAMBIO