In Italia il Coronavirus esiste ancora. Ne sono la prova i nuovi focolai dell’ultimo periodo, soprattutto quelli di Mondragone (Ce) e Bologna.
Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di microbiologia dell’Università di Padova, mette in guardia: “L’Italia non ne è uscita, c’è il rischio di nuove chiusure”. E le chiusure dovranno essere rapide, perché rapido è il Covid-19. A Mondragone il focolaio si è sviluppato tra la comunità bulgara, e dagli esami effettuati i positivi sarebbero 43. Alcuni di essi sono usciti dalla zona rossa, dando il via ad una serie di rappresaglie domate solo in parte dalle forze dell’ordine.
A Bologna invece il focolaio è stato rinvenuto nella società di spedizioni Bartolini, con 91 casi positivi. I sindacati vorrebbero la chiusura della ditta, il verdetto toccherà alla Usl. Altri focolai sono esplosi a Porto Empedocle, sulla nave Sea Watch, Palmi, Bolzano, Como, Roma, Alessandria, Montecchio, Prato e Pistoia. Guai, quindi, a sottovalutare la situazione.
Crisanti afferma: “La malattia circola, in un giorno ci sono stati 180 mila casi. Chi non ha fatto il lockdown ha problemi. Basta vedere la Svezia. Oppure il Brasile, dove sta succedendo un disastro non paragonabile alla situazione italiana. Lì il problema è che troppe persone non hanno il medico”. I dati parlano chiaro: il 26 giugno i nuovi casi in Italia sono stati 259, per un totale di 17.638. I ricoverati sono 1.356, 105 in rianimazione e 16.177 in quarantena domiciliare. 30 morti nelle ultime ore, 34.708 da quando il Covid-19 si è diffuso nel nostro Paese.