Scuola e famiglia: una relazione complessa. Seppur l’intento dell’insegnante è quello di instaurare un rapporto limpido e sereno con i genitori degli alunni, capita a volte che il dialogo diventi molto più complesso del solito. Abbiamo quindi ricapitolato le 10 cose che i docenti vorrebbero dire ai genitori degli alunni:
1. I FIGLI NON SONO AMICI
Confidare problemi personali o economici potrebbe portare ad alienazioni sociali oltre a poter far nascere problematiche varie tra i banchi.
2. DARE IL TEMPO AD INSEGNANTI E FIGLI DI CAPIRSI
“Si è ambientato in classe?” “È ben inserito?” Sono le classiche torturanti ed ossessive domande ricevute. Ma fidarsi delle capacità dell’insegnante nel tirar fuori le propensioni dell’alunno con sana pazienza avrà i migliori risultati!
3. LASCIARLI ANDARE
Nei loro tempi e modi troveranno l’indipendenza di ricordarsi i compiti, prepare lo zaino e portarsi la merendina da casa.
4. VIDEOGIOCHI
Banale, ma sentire alunni che in età adolescenziale discutono di come uccidere il capo mafia o come far arrivare maggiore quantità di stupefacenti dalla Colombia per superare il livello di gioco non credo sia utile per la crescita dell’alunno. Meglio qualche ora di quiete!
5. BALOTELLI NON È UN MODELLO
Seppur grandioso con le sue qualità calcistiche, il tanto discusso giocatore italiano non è un modello educativo per i giovani, soprattutto nei suoi gesti eclatanti nel reagire ai giudizi dei suoi allenatori. Insegnare ai propri figli “ad essere sgridati” è un gran cosa (ovviamente il discorso razzismo non c’entra nulla con tutto questo);
6. FIDANZARSI ?
Quando i genitori degli alunni finiscono per parlare del proprio figlio triste, concludono: “e poi si è appena lasciato con la fidanzatina!” Forse è il caso di ricordare al genitore della categoria non adulta in cui il proprio figlio (6-13 anni) fa parte!
7. GENITORI DEGLI ALUNNI CHE AIUTANO LA CLASSE
Magari! Soprattutto nelle ore pomeridiane extra-scolastiche. Ma ad una condizione: ciò non significhi che il genitore debba mettere il naso su tutto o giudicare il lavoro dell’insegnante. Da risorsa a zavorra proprio no!
8. SVOGLIATI MA SO TUTTO IO!
È difficile insegnare a chi non ha voglia di imparare, ma lo è molto di più a chi crede di saper tutto! Tutto ciò proviene da quella che viene definita clinicamente in modo errato “stanchezza”, ma è semplice pigrizia. Allarmare i propri figli con “alle superiori o al lavoro saranno guai” potrebbe disincentivare quel tipo di comportamento!
9. COMPITI A CASA
Il motivo di guerra più gravosa tra docente e genitore. I compiti sono previsti dalle indicazioni ministeriali e saranno tranquillamente assegnati. Quindi, cari genitori, in caso di problematiche, citofonare al Ministero dell’Istruzione…
10. EDUCAZIONE FISICA
Ha lo stesso valore “legale” in pagella di Lettere o Matematica, quindi perché inventarsi scuse grottesche per esonerare il proprio figlio dell’attività scolastica ? È una materia di studio, non combattetela!
I programmi ministeriali non esistono più dal 2004…ci sono le indicazioni nazionali
sul punto 9 farei notare che c’è una circolare ministeriale che prevede che gli studenti non abbiano compiti per il lunedì perchè il fine settimana.per il loro sano sviluppo. è necessario che passino del tempo in famiglia e a svolgere attività rilassanti e ricreative!
Riguardo al punto 10, faccio notare che ‘Educaione Fisica’ (Scienze motorie) pur avendo lo stesso valore legale delle altre duscipline, non è mai materia d’esame agli Esami di Stato.
Informazione assolutamente errata, può essere tranquillamente materia di esame di stato. Per inciso, io non insegno Scienze Motorie, ma vi posso portare più di un esempio in cui figurava come membro interno un collega di Scienze Motorie.
Questo “decalogo” pare più uno sfogo tra insegnanti. Posso comprenderne i motivi, ma non ha alcuna utilità per un genitore, e di sicuro erige una barriera tra i poveri docenti e i cattivi genitori.
I punti da uno a 7, pur condivisibili quanto la pace nel mondo, non danno in realtà alcuna indicazione positiva ai genitori.
Il punto 8 mi lascia sconcertata per la superficialità con cui si accenna al tema…se è vero che molti, troppi genitori giustificano patologicamente i propri figli per ogni compito non svolto, è altrettanto drammaticamente vero che tanti, troppi docenti non sanno nè riconoscere nè approcciare dislessia, disgrafia, mutismo selettivo, … (la lista è lunga). Non si chiede al docente di fare lo psicologo , ma il suo lavoro è anche quello di rapportarsi con studenti e genitori: se non è formato per questo, dirà per altri 30 anni che un alunno con mutismo selettivo “deve svegliarsi fuori e staccarsi dalla mamma”, un alunno con dislessia “non si impegna” e uno con deficit di attenzione “disturba i compagni”.
Il punto 9 è anch’esso sconcertante. Di quanti e quali compiti si parla? C’è differenza tra mezz’ora o due ore al giorno per la primaria….
In conclusione: per un docente, momento di sfogo con un collega, per un genitore, inutile e controproducente lista di luoghi comuni.
Sarebbe meglio controllare la sintassi prima di pubblicare decaloghi a nome degli insegnanti (vedi il punto 5 su tutti).