I compiti a casa nel fine settimana, eterno dilemma: giusto applicare modelli organizzativi che non prevedano il lavoro dei ragazzi a casa?
Un progetto pilota è andato in scena l’anno scorso in provincia di Biella: 34 classi di scuola elementare hanno visto la riduzione, se non l’abolizione, dei compiti a casa, quindi una riorganizzazione della didattica e dell’orario di scuola. Ovvero, i compiti si fanno direttamente a scuola, magari in gruppo.
Il risultato? È ancora presto per dirlo, ma il progetto va avanti.
Sull’argomento è tornato il Ministro dell’istruzione, con una proposta che mira alla riduzione dei compiti a casa in favore di attività di gruppo in classe, per favorire la socializzazione a parità di carico di lavoro.
Nel giorno dell’anniversario della Convenzione dei Diritti del fanciullo, fa coro alla voce del Ministro anche Italo Farnetani, pediatra e professore ordinario della Libera Università degli Studi di Scienze Umane e Tecnologiche di Malta: il tradizionale sistema scolastico, basato sui compiti a casa, dovrebbe in ogni caso non riguardare il fine settimana, che definisce invece “tempo prezioso per stare con la famiglia, incontrare gli amichetti, fare un giro al parco o andare a trovare i nonni”. Ovvero tutte quelle attività indispensabili per la crescita di un bambino, spesso oggetto di discussioni perché così poco attuali e praticate.
Il pediatra e professore rincara la dose: “I bambini dei Paesi industrializzati lottano contro nemici che si chiamano sovrappeso, obesità, poca attività fisica, solitudine. Dover dedicare delle ore negli unici giorni liberi dalla scuola a fare i compiti impedisce ai bambini di godere pienamente del diritto alla vita familiare fatta anche di gite tutti insieme, sport, pomeriggi di gioco e relax, riunioni di famiglia, pomeriggi con i coetanei, a maggior ragione nel fine settimana”.
Insomma, i compiti a casa nel fine settimana non piacciono al Ministro e neppure agli alunni. Gli esperti e il copro docente si dividono, ma la strada della scuola sembra quella intrapresa dall’esperimenti di Biella: salviamo il fine settimana.
Il problema è che i ragazzi vengono così sommersi da valangate di conpiti che dovrebbero stare tutto il pomeriggio, tornati da scuola, a fare, appinto, i compiti, rinunciando ad un minimo di svago.o di attività sportiva di cui hanno eatremo bisogno e diritto. Sono gli atessi ragazzi e i genitori attenti ai giusti diritti dei figli a cbiedere che questa valanga di compiri, spesso solo nozionistica, venga spalmata maggiormente su rutta la settimana, consentendo proprio di poterne sbrigare una parte al sabato e alla domenica mattina, in modo da essere meno soffocati durante la settimana. Non darne nel w.e. significa ammazzarli si compiti in settimana impedendo quell’ora di gioco o di spirt quotidiano si cui hanno tanto bisogno. Diverso sarebbe chiedere di dare complessivamente meno conputi. Magari!!
Io ho due figli adolescenti…la prima oberata dal lavoro sia al pomeriggio dopo il dopo scuola cioé dopo le 16,30 sia il sabato e la domenica ….i compiti erano veramente troppi ….se avevamo una festa in famiglia dopo il taglio torta e la mezz’oretta insieme ai cugini andava in una stanzetta a finire i compiti…io l ho sempre seguita…vi assicuro che erano troppi!!spesso aveva senso di nausea mi diceva “mi viene da vomitare”….ma possibile! Questo alle elementari….le medie sono andate meglio per fortuna ma spesso le domeniche in casa a studiare …
non è giusto ! i ragazzi devono lavorare a scuola a casa qualche compito ok ma Non troppi!A casa devono godersi la famiglia gli amici e magari anche dello sport… sappiamo benissimo che dopo le scuole superiori l impegno è maggiore e poi ci sono gli stage con il mondo del lavoro…… almeno fino alle medie un po’ di respiro ….Sono d’accordo con i compiti vacanze estive ,tre mesi sono tanti,,comunque senza esagerare …devono ossigenare anche il cervello…Il lavoro deve essere svolto a scuola e se ci sono problemi in classe bisogna risolverli anche se capisco che non sia così facile!
Sono pienamente d’accordo. No compiti al fine settimana=più attività motoria.
no compiti
Per una famiglia numerosa che non può permettersi di pagare attivita private nel pomeriggio allo stesso modo per tutti i figli e come i loro ami netti in casa diventa un caos senza poterli tenere strutturalmente impegnati. Se qualcuno di loro ha difficoltà a seguire bene in classe, le maestre di certo non si fermano col programma per recuperarne uno! Quell uno che resta indietro può sentirsi discriminato perché non avendo compiti a casa non ha neppure la possibilità di cercare di capire meglio…perché gli altri intanto vanno a divertirsi.
sono d’accordissimo a non dare compitia casa per gli alunni a tempo pieno mi piacerebbe che questa richiesa fosse inviata ai MINISTRI interessati a livello nazionale…