Caro studente che hai copiato da internet,
ora lo sappiamo,
è bastato un click e la rete ha offerto a me lo stesso prodotto pronto, rapido, gratuito che ha offerto a te.
Ora lo sappiamo entrambi:
io che lo ho scoperto e tu che lo sapevi anche quando con tranquillità mi hai consegnato il tuo compito svolto a casa.
Ci ho pensato un po’ prima di parlarne:
mi dispiaceva dover ammettere che non sono diversa da ogni altra professoressa,
mi pesava dover accettare che ogni discorso fatto, ogni riflessione, confronto, dialogo e “cerchio” condiviso in classe, non fosse bastato a costruire un rispetto reciproco:
io ci credevo, tu no.
E l’importante non sono io, ciò che penso o provo, ma sei tu.
Non volevo e non potevo essere complice nel silenzio comodo della finzione,
assegnarti un voto senza colpa e senza riscatto,
senza scoprire le carte di un’attitudine per te ormai comune,
tanto da non meritare più il nome di errore o scorrettezza,
ma solo la derubricazione a pratica ricorrente.
Perciò ho preferito parlarne,
parlarne perché credo ancora che la vera forza di ogni relazione sia il dialogo,
non il gioco di potere che i ruoli diversi tra noi ci offrono come scorciatoia,
perché non voglio costringerti all’obbedienza, ma educarti alla responsabilità.
Oggi non sono arrabbiata, ma un po’ perplessa sì, e mi interrogo ancora.
La domanda che porto nel cuore è: come ci vedi? Chi è il prof per te?
Un nemico da colpire, evitare, affrontare, abbattere?
Un avversario con cui misurarti, scontrarti, lottare?
O, invece, un alleato, con cui affrontare questo percorso della scuola e questi anni della vita,
con lo scopo di acquisire nuove competenze, di tirar fuori le tue risorse, di capire il mondo e te stesso?
E poi…che adulto vuoi diventare?
Un cittadino consapevole, partecipe, attivo,
responsabile del tuo piccolo universo e di questo mondo,
protagonista di un futuro migliore per te e per gli altri,
oppure vuoi allinearti al ribasso,
vuoi nutrirti di opinioni prese in prestito da altri,
incapace di scelte personali, idee originali, azioni significative?
Forse dovrei rassegnarmi a credere che ormai sei abituato a affrontare la fatica in questo modo, cercando di evitarla con qualche espediente,
che sia il click della rete che ti offre tutto pronto,
un’assenza strategica,
la chat dei compagni che ti passano una soluzione,
un adulto che ti sostituisce, anziché accompagnarti discretamente.
Un compito, invece, è l’occasione per sperimentarti, per tirare fuori il tuo talento e di dare il meglio di te: non perdere mai questa opportunità.
Se oggi prevale la rassegnazione, abbiamo fallito sia io che te:
io perché non ho saputo accendere una luce in te,
tu perché stai sprecando semi di futuro.
Se solo vedessi la bellezza che è in te come la vedo io,
non ti abbasseresti a cercare scorciatoie,
se accettassi la paura dell’errore, il rischio dell’insuccesso, la responsabilità di una scadenza, la fatica dell’impegno,
se non avessi timore delle reazioni deluse dei tuoi o del voto che potresti meritare,
se ti potessi permettere il rischio dell’autenticità,
scopriresti la bellezza del tuo lavoro, le risorse che possiedi, la possibilità di essere originale.
Allora non avresti bisogno di copiare da altri.
Potresti diventare pienamente te stesso, e nella vita è questo che fa la differenza.
No, non voglio rinunciare ad uno sguardo positivo sulla realtà e su di te,
non voglio rinunciare a costruire un mondo migliore insieme a te,
a partire dalle mura della nostra aula.
Domani mattina ci rivedremo in classe per ricominciare,
perché ogni errore ha qualcosa da insegnarci,
anche questo,
e continueremo a perseguire insieme,
passo dopo passo,
questa meta alta e difficile che è
la bellezza della maturità.
La profe Fiorelli
concordo
Ho perso il conto delle parole. Comunque troppe per relazionarsi con un fancazzista.
“Ora riscrivi tutto dall’ultima parola alla prima. In classe.” 10 parole che bastano e avanzano.
Così un bel po’ di fatica evitata gli rientra dalla finestra.
Per favore spiega a questo signore perchè gli studenti non dovrebbero avere compitini regalati e portarli a scuola con il copia incolla https://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20180318165420AABeLhW
il signorino insiste che è tutto normale, secondo me no, dopo aver spiegato infinite volte il perchè quello sia sbagliato lui insiste (al soldo di punticini community che non servono a una fava) a dire che è necessario fare i compiti per i poveri studenti perchè non sono fannulloni ma semplicemente incapaci di svolgere un compito che i loro compagni fanno senza usare internet.
Grazie mille e buon lavoro
Riflessioni interessanti, molto profonde, bellissime parole che condivido, ma credo che dovrebbero condividerle soprattutto i docenti, solo così i ragazzi comprenderebbero…
Daniela Benevelli, docente